Perché sento il bisogno di andare alla continua ricerca di erbe? “Perchè?” Me lo chiedo sempre più spesso per capire chi sono e dove voglio andare, perché qualcosa in me sta cambiando. Sento, tocco, vedo, annuso, gusto e sogno come non ho mai fatto. Inizialmente era un gioco, una scoperta, ma ora… beh, ora è una necessità, un nutrimento per l’anima, la mia anima. Sono stressata? Dopo la raccolta non lo sono più. Sono triste? La tristezza lascia il passo alla calma. Sono stanca? Non sento più la fatica quando le mie mani incontrano la terra, una foglia o un fiore. Basta il canto di un merlo, una cincia o una poiana, la vista di un coniglio, di un riccio, di un cinghiale o una volpe per sentirmi colma. Colma di vita, felicità, emozione ed armonia…
Due parole mi risuonano in mente quando penso a tutto questo: “spiritualità” e “creatività”. Yoga, meditazione, pittura, sport, musica, scrittura, la crescita di un bambino, un orto o un giardino… sono tutte forme di creatività strettamente connesse con la nostra spiritualità. Per me raccogliere è questo. E’ un modo per provare pace, per esprimermi, per sentirmi e sentire ciò che mi circonda. E’ una forma di amore, altrimenti non saprei descriverlo. Sento amore quando scelgo di lasciare un fiore troppo bello o su cui giace un ape affamata di polline, provo amore quando invento e compongo una ricetta, sono amore persino in questo momento, fra queste righe, nel tentativo di spiegarvi e spiegare a me stessa perché sono quello che sono.
Questa sera stavo leggendo un libro che mi sta coinvolgendo ed emozionando molto. Il suo titolo è “Donne che corrono coi lupi”, l’autrice è Clarissa Pinkola Estés. Un libro che mi ha donato un’amica che ha capito che questa lettura mi avrebbe aiutato a capirmi. Ed è così…Vorrei citarvi alcune righe che credo siano speciali e che rivolgo a tutti quelli che, come me, stanno cercando di dare un senso al loro modo di essere:
“Alcuni dicono che la vita creativa sta nelle idee, altri dicono che sta nei fatti. In molti casi trovarsi nel semplice essere… E’ l’amore per qualcosa, tanto amore; non importa se per una persona, una parola, un’immagine, un’idea, la terra o l’umanità. Non è una questione di volontà, né di un singolo atto di volontà; semplicemente, si deve. La forza creativa scorre sul terreno della psiche alla ricerca delle cavità naturali, dei canali che esistono in noi. Ne diventiamo i tributari, i bacini; siamo le sue pozze, i suoi stagni, i suoi fiumi, le sue correnti, i suoi santuari. Non dobbiamo riempirli, ma semplicemente predisporli. Nella tradizione archetipa esiste il concetto che, se si prepara uno speciale posto psichico, l’essere, la forza creativa, la fonte dell’anima lo sentiranno, troveranno la via, albergheranno in quel posto…Creare una cosa in un certo punto del fiume alimenta coloro che arrivano al fiume, e le creature a valle, e altri nel profondo… Qualunque cosa ne sia toccata, chiunque la oda, la veda, la senta, la conosca, è nutrito. Ecco perché contemplare la parola, l’immagine, l’idea creativa di altri ci ricolma, ci ispira nel nostro lavoro creativo. Un unico atto creativo ha il potenziale per nutrire un intero continente. Un unico atto creativo può far sgorgare un torrente dalla pietra. Per questo motivo la capacità creativa è il bene più prezioso della donna, perché dona all’esterno e la nutre all’interno, a ogni livello: psichico, spirituale, mentale, emotivo ed economico… Il fiume della Donna Selvaggia ci nutre e ci cresce fino a farci diventare come lei: creature che danno la vita. Mentre creiamo, questo essere selvaggio e misterioso ci crea a sua volta, colmandoci di amore“.
E’ attraverso il mondo delle erbe che la mia forza creativa riesce ad esprimersi. Una forza che nutre la mia anima e della quale non posso più fare a meno, ora che l’ho riconosciuta…
Grazie Nena per avermi donato quel libro, e grazie Clarissa per queste magnifiche righe…