Nessun Luogo è Lontano

Incontri
Magia

La scrittura mi chiama, in questa tarda mattinata umida.
Seduta al mio tavolo in cucina, comincio a sentire il richiamo dell’autunno…
Come per magia, un lieve sapore di funghi, di castagne, di zuppe calde e avvolgenti, si affaccia tra i miei sensi… e poi lui, il Fuoco. Non vedo l’ora di entrare nel suo regno ed assaporare l’aroma del legno… Carpino, Nocciolo e Ciliegio: saranno loro a proteggere la mia Casa dal freddo che sarà.

Abbandono il viaggio nel prossimo futuro per giungere in un lontano passato, è lì che i miei pensieri volano quest’oggi. E’ stata una voce incontrata ieri al telefono, a guidarmi a ritroso nel tempo. La voce appartiene a Fano (o meglio, Fanu: in malgascio la ‘o’ si pronuncia ‘u’), che in lingua locale significa ‘tartaruga marina’. Fano… un piccolo grande uomo incontrato in Madagascar nel lontano 2004… Questo scritto è per te, caro Amico e Maestro.

Era il mio primo anno di ricerche in Madagascar. L’Isola Rossa, così soprannominata per il colore della sua terra, aveva da poco riaperto le frontiere dopo alcuni disordini sociali e politici causati dai soliti affaristi del caso… così, ebbi il privilegio di iniziare un progetto di ricerca su un lemure magico e misterioso che abitava le foreste pluviali, nella parte orientale dell’altopiano malgascio: l’Indri indri,  il più grande e melodioso fra tutti i lemuri. I suoi canti son leggendari e i locali lo considerano un lontano fratello degli uomini. Anche se non lo si vede, è impossibile non udire la sua nostalgica presenza, che sembra ricordare agli umani il loro antico legame con la Foresta, la nostra vera Casa.

Ebbene, era la mia prima esperienza da tutti i punti di vista. Ossia, era tutto assolutamente nuovo per me.
Non solo l’indri e i suoi comportamenti, anche la foresta, il villaggio, i costumi e le usanze dei Betsimisaraka: ’i tanti inseparabili’ fratelli malgasci riuniti in un’unica tribù occupante le regioni orientali dell’isola.
In Madagascar si contano almeno una ventina di tribù, ognuna con un’identità forte che li distingue dalle altre; eppure, tutte insieme, formano un unico e grande popolo che nessuno straniero è mai riuscito ad infiammare dall’interno. Persino le religioni più disparate, qui, convivono pacificamente; anche perché tutti credono nello stesso Dio (Zanahary), negli Antenati (Razana) e nella Natura, indipendentemente dalla scelta di manifestarsi cattolici, protestanti, musulmani o induisti. E’ come se l’incredibile diversità animale e vegetale che caratterizza l’isola, avesse trovato il modo di riflettersi anche negli esseri umani. Andrebbe studiato questo paese, e andrebbe insegnato, anche…

Torniamo al mio inizio… Parlavo qualche parolina di francese e qualche parolina d’inglese. In compenso, i miei gesti e le parole inventate arrivavano a colmare i buchi di comprensione, provocando una certa sorpresa e simpatia nei miei confronti. Non vi dico quando cominciai a inventare il mio franco-malgascio, una lingua improvvisata in cui usavo qualsiasi termine imparato nelle due lingue. Per me, la cosa veramente importante era comunicare, conoscere, condividere, e certamente ridere… Il malgascio poi, è una lingua buffa che offre diverse occasioni di svago. Così come mi divertii un mondo a far pronunciare a qualche sfortunato locale la parola ‘stuzzicadenti’ o ‘zuzzurellone’. Piccole soddisfazioni di rivalsa per compensare la mia frustrazione per le impossibili pronunce malgasce… Del tipo che per imparare ‘buonanotte’ ci impiegai tutto il mio primo mese: Tafandriamandriiiiii o Tafandriamandra… scritto come si pronuncia a grandi linee, perché il ‘dr’ malgascio deve essere pronunciato alla siciliana…

Era passato un mese e ce la mettevo tutta per entrare in sintonia con quella Terra, con la foresta e i suoi abitanti e con l’affascinante e complessa cultura del luogo che, tanto per cambiare, si diverte a mutare e sfumare continuamente in base al villaggio in cui ti trovi…

Julien, una guida timida e minuta, mi guidava alla ricerca degli indri già abituati alla vista dell’uomo, in modo che potessi prendere confidenza con i loro comportamenti e avvicinarmi ai loro segreti. Poco tempo dopo, avrei dovuto cominciare a seguire gli animali selvatici e non avevo molto tempo per portare a casa i primi risultati…

Trovare gli animali in mezzo alla selva non era facile per nulla, ma Julien, aiutato anche dai canti degli indri che indicavano le direzioni da seguire, era instancabile e particolarmente abile nello scovare ciò che è nascosto. Le lunghe attese dedicate all’osservazione erano intrattenute dai cori di uccelli che abitavano la foresta. Julien li conosceva tutti ed era in grado di imitarne la maggior parte. Ero contenta, perché avevo iniziato a raccogliere un po’ di materiale audio e video per i miei studi. Inoltre, iniziavo a comprendere come muovere i miei passi nella foresta silenziosamente, o come osservare la natura affinché mi parlasse…

Soddisfatta, dopo una giornata di buone registrazioni, una sera mi recai al villaggio in cerca di provviste, ed intravidi due uomini salutarmi da un minibus. I malgasci sanno essere molto sorridenti con le fanciulle… Ricambiai il saluto senza dar loro troppa corda: non sapevo che uno dei due mi avrebbe soffiato la mia guida migliore, causando non poche difficoltà al mio studio in divenire…

Si presentò un paio di giorni dopo al mio accampamento. Uno spiazzo nei pressi dell’ingresso del parco, in cui avevo piazzato la mia tenda e, al riparo di una tettoia, le mie intricate strumentazioni dell’università. Cavi, registratori, microfoni, batterie, gps, telecamere, macchine fotografiche, campioni per le feci, radio ricetrasmittenti… insomma, un gran casino. Soprattutto proteggere tutto questo da umidità e piogge continue. Il lavoro intenso, le condizioni toste, le sveglie in piena notte per giungere dai lemuri prima del loro risveglio… nulla mi pesava, perché era un sogno che avevo desiderato, alimentato e che avevo finalmente l’opportunità di vivere.
Fano giunse dal buio inaspettato. Sotto la tettoia c’era un tavolo con delle panche. Lo feci accomodare perché mi disse che aveva bisogno di parlarmi. Mi sedetti in ascolto con tutti i sensi allertati, più che altro perché le mie capacità linguistiche, come vi ho detto, erano agli abbozzi. In poche e suadenti parole, mi disse che era una guida specializzata per lavorare con gli ornitologi. Dunque accompagnava appassionati e ricercatori di tutto il mondo in giro per il suo paese, alla ricerca di specie endemiche o rare di uccelli. Julien, ‘la mia guida’, era impegnata con me fino alla fine di quella mia prima missione e restava ancora un mese di lavoro da svolgere insieme… Con amabili parole che compresi benissimo, Fano mi spiegò che Julien, come forse mi ero accorta, amava parlare con gli uccelli e che la sua vera passione erano gli uccelli, non i lemuri. Mi disse che aveva dei clienti importanti e che avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Julien, suo amico da molto tempo. Mi disse che Julien avrebbe desiderato seguirlo, che era il suo sogno e questa l’opportunità per realizzarlo…

Balordo… in due secondi, guardandomi negli occhi o respirando la mia essenza, aveva capito che davanti ai sogni non si comanda proprio, almeno per me! Dunque sospirai e sorrisi, percependo in un istante e insieme, la sensazione di essere stata raggirata, ma anche la consapevolezza di aver di fronte qualcuno che rispettava i sogni. In quel momento, nacque un’amicizia unica e preziosa che mi avrebbe accompagnato per un tempo infinito.

Il mese seguente, incontrai di nuovo quel piccolo uomo, che mi invitò a cenare con lui in una struttura accogliente e familiare per i turisti, situata a un paio di chilometri dal mio accampamento. Un luogo speciale che mi ha donato momenti indimenticabili: il Feon’ny ala, ‘la voce della foresta’, perché è qui che ci si può svegliare di buon mattino, con i canti degli indri. Fano fu il primo ad offrirmi una cena, perché di solito i locali cercavano di scroccarmela:)… E quella fu la prima di tante.

Ogni volta che passava dalle mie parti, spuntava a sorpresa per un saluto e nuove condivisioni. Con grande pazienza, mi aiutò a comprendere le varie difficoltà che avevo incontrato con la cultura del luogo. Mi insegnò persino il francese. Attraverso lui, ho imparato ad assaporare l’enorme ricchezza e vastità del popolo malgascio. Grazie a lui, ho appreso lezioni che oggi, e ancora oggi, qui, seduta al mio tavolo, sedici anni dopo, risuonano attuali e importanti.

Fano mi ha dato asilo quando non sapevo dove andare, ed io ho fatto la stessa cosa per lui. Fratelli in cammino che si stupivano della complicità nata da due origini apparentemente così lontane.
Fano, l’ultimo di sette fratelli, che ricamava con la madre per aiutarla a racimolare un po’ di soldi (il ricamo è una forma di artigianato molto importante e sviluppata in Madagascar). Fano, che fin da giovane chiese ad un’americana volontaria di una ong, di insegnargli l’inglese; che oggi parla correntemente inglese, americano, giapponese, francese, e un altro pò di tutto. Forse, nel frattempo, ha pure imparato il cinese, ho scordato di chiederglielo.
Fano, che sorridendomi a cuore aperto, mi diceva che cantavo come i ‘vorona’, gli uccelli, e allora io mi sentivo speciale… Fano, con cui ho vissuto avventure indimenticabili e divertenti, ma anche dolori… Ieri, con gli occhi lucidi, mi ha confidato che per lui sono come: ’mon petit jardin secret’, citando esattamente le sue parole. Parole potenti che mi hanno smosso una infinità di emozioni.

Sarebbe bello avere l’occasione di stringere Fano in un abbraccio immenso e, guardandolo negli occhi che sanno di patto antico, potergli comunicare il mio immenso Grazie. Per avermi protetto come un Angelo Custode, e per avermi accompagnato nella comprensione di un mondo che, ancora oggi, ha molto da insegnarmi.
Osservo da lontano le molte discriminazioni razziali guidate dalla paura… Ma io le scavalco e invito gli altri a fare altrettanto. Perché dietro ad ogni anima che incontrerete lungo la Via, sia essa donna o uomo, anziano o bambino, nero, giallo o bianco, con gli occhi a mandorla o con un occhio solo… ognuno di loro, potrebbe essere un Angelo venutovi incontro per portarvi Oltre.

Non so se il mio cammino mi condurrà nuovamente in Madagascar, o se il Madagascar potrà giungere a me… Mi manca quella terra intrisa di colori e profumi solo e soltanto suoi…
Eppure in questi giorni, per qualche curiosa ragione, affiorano continuamente profumi e vivide atmosfere che sembrano catapultarmi lì, oltre le distanze…. Perché ‘Nessun Luogo è Lontano’, come recita il titolo di un piccolo libricino di Richard Bach che mi ha abbracciato quando la mia mamma ha preso il volo, molto tempo addietro. L’immagine e il suo titolo mi è apparsa nel vuoto, quando si è colmato di immensa vicinanza con il Tutto. Ovviamente, mentre coglievo frutti al di sotto dei magici Noccioli…
Nessun Luogo è Lontano… ed è con questo scritto, che celebro il ritorno alla Vita mia, di Fano e di tutti gli altri viandanti incontrati lungo il viaggio. Ed è con queste semplici e gentili parole sussurrate dagli uccelli, che celebro il volo di mia madre, il mio e quello di tutti i miei cari, con un dolce bacio rivolto all’insù, a quell’anima di nome Laura, che ha saputo donarmi col cuore le parole di cui più avevo bisogno in un momento in cui il Tutto giaceva lontano, nel desiderio di ricongiungersi a me… Qui il racconto completo di Richard Bach https://www.youtube.com/watch?v=NCMbpD0HUqo

Immagine di copertina tratta dal libro di Richard Bach: ‘Nessun luogo è Lontano’.

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