Da bambina non disponevo di grandi conoscenze botaniche, eppure gli ‘Occhi della Madonna’ erano fra i miei fiori preferiti e ci giocavo spesso, anche perché era piuttosto facile riconoscerli in mezzo ad altre erbe. Se provavo a coglierne qualcuno per farne un mazzetto, nel giro di poco tempo tutti i petali volavano via, difficile convincerli a restare fra le mie mani… nulla da fare: meglio ammirarli piuttosto che coglierli.
I fiori di Veronica persica (questo è il suo nome botanico) sono fra i primi fiori a comparire d’inverno, quando Margherite, Primule e Polmonarie sono ancora timide e in via di sviluppo. Per questa ragione rappresentano un nutrimento importante per le api che necessitano di energie per la ripresa della colonia con l’arrivo della primavera. Peccato che questa pianta sia considerata da molti agricoltori come una ‘terribile infestante delle colture’, così come la maggior parte dei libri e documenti che trattano di agricoltura risultano ostili nei suoi confronti. Inutile dire che il mio pensiero si discosta parecchio da questo punto di vista…
Chi mi conosce da vicino, sa che sto sperimentando un orto diverso dal solito, un orto al naturale e istintivo che presto comincerò a raccontarvi. Per gli appassionati di permacultura e similari ecco il mio punto di vista su questa piantina: un tappeto di piccoli fiorellini con tutte le sfumature del cielo ha già popolato e spopolato nel mio orto. Ho scelto di accogliervi la Veronica nata spontaneamente perché sono convinta che la sua presenza sia utile e per nulla dannosa. Le sue radici sono minute e superficiali. Qualora servisse spazio per trapiantare qualcosa di più gustoso, non sarà di certo difficile toglierla dalla sede al momento opportuno. Nell’attesa però, credo fermamente che sia bene lasciarla per varie ragioni. La copertura della pianta protegge il terreno dalle forti escursioni termiche di questa stagione e dall’ingresso di altre erbe meno desiderate. Le radici, oltre a trattenere acqua e umidità, dinamizzano e fresano naturalmente la terra; mentre le foglie e i fiori contribuiscono a rendere viva e attiva la superficie. Non solo api, ma anche altri insetti e animali gradiscono la sua presenza. Le mie galline ne vanno matte. I suoi germogli sono ottimi in misticanza e svolgono un’azione aperitiva, digestiva, diuretica e tonificante sull’organismo. Sono certa, cari ortolani, che alle pacciamature invernali non guasterà un po’ di vita colorata…
In inverno i suoi germogli iniziano a spuntare in gruppi più o meno estesi un po’ ovunque, potendo così tappezzare ampie superfici di terra senza dover competere con altre erbe ancora dormienti. A gennaio si osservano le prime fioriture nei luoghi ben esposti e non troppo freddi. I petali appaiono striati longitudinalmente con bande di azzurro più scuro rispetto allo sfondo.
Diffusa un po’ ovunque, è una pianta facile da notare per la sua precoce comparsa negli orti, nei campi e nei giardini. Difficile non notarla vista la sua fioriutura e il suo portamento tappezzante che ben si adatta alle diverse tipologie di terreno.
I germogli hanno gusto delicato; man mano che la pianta cresce e si sviluppa, il suo sapore vira verso toni amari restando tuttavia commestibile. Ottima in misticanza e per tisane prima e dopo il pasto, magari con l’aggiunta di un po’ di Menta.
E’ considerata a tutti gli effetti una pianta officinale con proprietà toniche, aperitive, digestive, espettoranti e diuretiche. Contiene un discreto quantitativo di vitamina C.
Il nome generico è di etimologia incerta: secondo alcuni deriva dalla leggenda della Veronica, la donna che pulì il volto di Cristo con un fazzoletto prima della crocifissione, alludendo alle venature più scure nella corolla presto caduca di alcune specie o al fatto che molte specie fioriscono precocemente durante la settimana santa; altri invece pensano che sia legato a Santa Veronica da Binasco (1445-1497).