Tutti da bambini avete probabilmente giocato con questa pianta, o meglio con i suoi fiori dotati di un calice rigonfio come un palloncino che se premuto con forza sulla mano “scoppietta”. Persino le foglie e i germogli “risuonano”, nel senso che se sfregati fra loro emettono uno stridolio caratteristico: da qui l’appellativo volgare di “Stridolo” o “Strigolo”. Ma sono tanti i nomi popolari per questa pianta molto apprezzata in cucina: sonaglini, schioppettini, cavoli della comare, carletti, strisci, scrissioi, s-ciopit o sclopit, s-ciopetin, grisol, cuiet in Piemonte e concigli nell’Appennino Umbro Marchigiano. Basta un’assaggio delle sue delicate foglie, anche crude, per capire che si ha a che fare con una delle erbe spontanee più sfiziose presenti in natura. Vitamina C, carboidrati, sali minerali e mucillagini costituiscono il principale apporto nutrizionale del Silene, che dunque consiglio di consumare crudo o cotto al massimo per un paio di minuti, al vapore o in padella.
La pianta presenta un calice fiorale rigonfio come un palloncino che se premuto con forza sulla mano “scoppia”. Le foglie e i germogli invece, se sfregati fra di loro le dita emettono un caratteristico stridolio: da qui l’appellativo di “Stridolo” o “Strigolo”.
Questa pianta non ama il ristagno d’acqua, per questa ragione la troverete sempre in terreni con pendenze più o meno pronunciate. Al margine di una strada o di un terreno agricolo, o in prati più o meno soleggiati. Tanto più è umido il terreno, tanto più le cimette saranno turgide e delicate per sapore.
Del Silene si raccolgono le cimette prima della fioritura (aprile), perché successivamente le foglie diventano amarognole e un po’ più coriacee. Infiniti sono i suoi utilizzi in cucina e il suo sapore ricorda i piselli. Può essere consumato crudo in misticanza, oppure cotto brevemente per un sugo della pasta, un ripieno di cannelloni o ravioli. Perfetto anche per flan e sformati.
Vitamina C, carboidrati, sali minerali, saponine e mucillagini costituiscono il principale apporto nutrizionale del Silene, che dunque consiglio di consumare crudo o cotto al massimo per un paio di minuti, al vapore o in padella.
L'etimologia del termine "Silene", risale alla divinità greca Sileno, particolarmente nota per le sue abbuffate e rappresentata iconograficamente con una bella pancia rigonfia. Linneo paragonò alla figura mitica il calice rigonfio di questa pianta, da qui la scelta del nome generico "Silene".