Innanzi tutto un chiarimento. La parte che noi consumiamo abitualmente del Carciofo è l’infiorescenza immatura, e quelle che chiamiamo erroneamente ‘foglie’ non sono altro che bratee fiorali, ossia foglie modificate che accompagnano e proteggono l’infiorescenza. Per questa ricetta a noi interessano le foglie vere e proprie, ossia le grandi foglie che creano un voluminoso cespuglio e che crescono alla base e lungo i fusti fiorali che portano le infiorescenze. Chiarito l’equivoco, sappiate che le foglie del Carciofo rappresentano la parte più interessante da un punto di vista fitoterapico, perché è in esse che si concentrano maggiormente i principi attivi contenuti nella pianta. Unico problema: il loro gusto è assai sgradevole… son talmente amare che quasi certamente al primo assaggio compariranno una serie smorfie poco felici sul vostro volto. Ma allora perché essere masochisti mi direte voi? Beh… perché i loro benefici sono innumerevoli; persino gli Egizi, ed ancor più i grandi bevitori del passato, ne esaltavano le straordinarie virtù terapeutiche ed erano soliti coltivare il Carciofo a scopi alimentari e medicamentosi. Per garantire una crescita rigogliosa delle piante si usava concimarle con la cenere: da qui il nome scientifico ‘Cynara scolymus’. Il consumo delle foglie di Carciofo si rivela prezioso in caso di disturbi di origine epatica, intossicazioni, infezioni delle vie urinarie e in caso di obesità e ipercolesterolemia. Grazie ad un principio attivo chiamato cinarina infatti, il Carciofo stimola la produzione e l’espulsione della bile facilitando la digestione dei grassi e svolgendo nel contempo un’azione protettrice nei confronti del fegato; le foglie sono fortemente diuretiche ed agiscono sui reni facilitando il drenaggio delle tossine. Siccome la cinarina si degrada ad alte temperature, consiglio di preparare un infuso di foglie piuttosto che un decotto, e di consumarlo nelle dosi di mezzo litro al giorno per una settimana al mese. Come il Topinambour , anche il Carciofo appartiene alla famiglia delle Asteraceae, e di conseguenza presenta alte quantità di inulina, un oligosaccaride di riserva tipico delle Asteraceae in grado di favorire la digestione, aumentare la percentuale di Bifidobacteria nella flora microbica intestinale, e nel contempo diminuire la densità di batteri nocivi.